Tree climbing; una professione in continua evoluzione
A fine anni '80 è stata importata in Italia la figura del "tree climber".
Novità assoluta all'epoca, proposta come soluzione per la potatura e l'abbattimento di piante d'alto fusto in ambito urbano, laddove l'accesso ai mezzi meccanici, "autogru e piattaforme aeree" fosse difficoltoso o impossibile.
La novità ha portato migliorie tecniche e pratiche al mondo del giardinaggio. Oltre a questo, un'opportunità lavorativa interessante per molti operatori del settore del giardinaggio e del settore forestale.
Questi operatori, desiderosi di ampliare le proprie capacità lavorative, hanno colto l'occasione per tuffarsi in un settore innovativo, con un potenziale di espansione enorme.
I primi pionieri sono stati proiettati in un mondo nuovo, affascinante e stimolante.
Nonostante le attrezzature che, viste oggi, risultano veramente primordiali (una fune, un imbrago e due moschettoni) quasi sempre riciclate da aziende di manutenzione di pali delle linee telefoniche o illuminazione stradale, e adattate agli alberi.
Grazie a un continuo confronto, tanto studio, prove, viaggi alla ricerca di approfondimenti, in cui si è incrociato il circuito dei campionati, capace di far incontrare i migliori esperti di tutto il mondo, le tecniche lavorative sono lentamente e continuamente migliorate.
Negli anni '90, grazie al comune impegno e professionalità di tutti (anche se all'epoca in Italia gli operatori erano poche decine) l’operatore "tree climber" inizia a non essere più visto come un giovane baldanzoso, o un acrobata che, per racimolare qualche soldo, mette a repentaglio la propria e altrui incolumità. Finalmente conquista agli occhi degli utenti una posizione da serio professionista.
Non si tratta più di un lavoro prettamente fisico, ma vengono sempre più richiesti studio e conoscenza. Il cliente non chiama più per risolvere problemi di altezza ma chiede una gestione complessiva degli alberi da parte di un esperto conoscitore della materia.
Diventa così necessario studiare e confrontarsi con gli agronomi, con architetti, costruttori, paesaggisti, che vedono l'albero da un punto di vista diverso...
Per essere precisi ognuno ha il suo punto di vista personale, da ognuno c'è qualcosa da imparare, con ognuno c'è qualcosa da discutere.
Nel frattempo il fenomeno dilaga in tutta Europa, i costruttori di attrezzature per l'arrampicata sportiva iniziano ad interessarsi alle specifiche necessità della disciplina, propongono novità, approfondiscono la ricerca nei materiali e nei dispositivi.
Questa novità apre nuovi orizzonti, rende il lavoro più semplice, meno faticoso e più efficiente.
Non è più nicchia per soli atleti, ma per operatori specializzati nella cura degli alberi. Il processo ha richiesto anni, ed è tuttora in continua evoluzione, ed ha permesso un aumento considerevole del numero di operatori tree climber.
A questi di farsi conoscere e far conoscere il servizio offerto, portando la richiesta ad aumentare, tanto che può sembrare strano, ma più aumentano di numero, più sono ricercati e carichi di lavoro.
Oggi la figura del "tree climber" è completamente cambiata, sono cambiate le competenze ad esso richieste ed è cambiata addirittura la denominazione.
Ora si parla di arboricoltori, ovvero esperti di allevamento, cura, gestione, potatura, abbattimento e smaltimento, o meglio ancora, inserimento in filiera di recupero e valorizzazione del legname prodotto dal taglio degli alberi in ambiente urbano.
La lenta trasformazione dell’operatore tree climber provocata principalmente dall’affiancamento agli agronomi, necessita di una forte attitudine al cambiamento, o meglio, grande capacità di adeguamento alla richiesta.
Forse perché si tratta di una figura nuova, forse perché chi si dedica ad un’attività così innovativa è già così per educazione, sta di fatto che il concetto di tree climber, ora arboricoltore, continua a cambiare.
Pare che l’attuale tendenza, soprattutto nel nord Europa, sia quella di allargarne le competenze: dalla fase vivaistica, a quella di messa a dimora, fino ad abbattimento e “smaltimento”.
Personalmente, per quanto riguarda l’Italia, penso che siamo lontani da questo obbiettivo, tanto che la direzione attuale tende addirittura a vedere tra gli arboricoltori stessi diverse specializzazioni, in cui ognuno ne sceglie una o poco più a cui dedicare grande approfondimento.
Altra abitudine che si è diffusa tra gli operatori del settore è quella di mettere in atto collaborazioni tra operatori ognuno specializzato in un singolo settore, generando gruppi di lavoro veramente preparati ed efficienti.
In meno di quarant’anni questa professione è stata importata, si è diffusa e modificata, adeguata alla situazione e rinominata, ci ha dato tanto e ci aspettiamo tanto ancora…
Alessandro Pizzi
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