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La bella Farnia di Villa Mylius a Varese

  • Immagine del redattore: Luciano Riva
    Luciano Riva
  • 13 apr 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 21 mag 2022

Alcune piante hanno notevole importanza. Per gli aspetti paesaggistici, per la loro vetustà, per il portamento, l'importanza culturale, per la loro posizione e per l'importanza storica, per la forma o perché facenti parte di strutture architettoniche, perché piantate da personaggi famosi o in occasione di eventi particolari. Una di queste piante era la Farnia (Quercus robur) della Villa Mylius, posta all'ingresso del parco di via Fiume. L'esemplare si trovava in posizione isolata, aveva sufficiente spazio aereo e radicale per raggiungere dimensioni ragguardevoli. La Farnia possiede un areale di vegetazione molto vasto, dalla Russia fino al Mediterraneo, dall’Atlantico al Caucaso. In Italia è presente in tutte le regioni con zona fitoclimatica dal Lauretum al Picetum. La Farnia riesce ad essere presente in zone fitoclimatiche molto diverse e ad adattarsi a condizioni climatiche differenti grazie alla presenza di ecotipi e forme geografiche, i quali risultano ognuno adattato alle particolari condizioni ambientali di ciascun luogo. Specie eliofila, resistente alle gelate tardive in quanto possiede germogliamento tardivo, necessita di suoli organici a reazione sub acida, abbondanti quantitativi di acqua. Radici poco fittonanti, con produzione di notevoli quantità di ramificazioni secondarie a formare un apparato radicale espanso e mediamente profondo. Dopo i primi 30 anni di età si formano profonde fessurazioni nella corteccia, quale risposta alle notevoli quantità di tessuti suberificati prodotti. Frequentemente soggetta a malattie della chioma quali Oidio (Microsphaera, Phyllactinia), con presenza del micelio fungino sull’epidermide fogliare, disseccamenti di foglie e germogli, produzione di germogli sovranumerari. La pianta in genere convive anche diversi anni con questo tipo di malattie fogliari, ma nel tempo si denota un indebolimento ed uno stato di sofferenza generale.

Il risultato è quello di un invecchiamento precoce delle piante, le quali sono per loro natura molto longeve.

La vita media della Farnia è di circa 900 – 1.000 anni, in ambito urbano la durata della vita media risulta inferiore. Altre patologie alle quali la specie è soggetta sono carie del legno, marciume radicale da Armillaria sp, cancri rameali da Nectria sp. Fra i parassiti animali xilofagi (Rodilegno rosso) e Scolitidi.

È comune trovare ovature del lepidottero Cossus sulla corteccia alla base delle piante, oppure segni delle gallerie larvali di nutrizione in posizione sottocorticale. Nonostante le apparenze le influenze maggiori delle gallerie delle larve dei lepidotteri sono sulla vitalità e non sulla stabilità. Orbene la Farnia della Villa Mylius aveva dimensioni notevoli, il diametro nell'anno 2010 era di 121 cm, l'altezza 26 metri. Il diametro minimo per considerare piante di Quercus robur monumentali è di 127 cm (circonferenza fusto 400 cm). Inoltre era esemplare isolato in un parco storico. Nel 2008 la pianta manifestò i primi sintomi di una malattia che colpisce i tessuti legnosi interni del fusto, il fungo patogeno (Ganoderma applanatum) formò i primi carpofori durante quella stagione vegetativa.

Il fungo è un agente di carie bianca, causa degradazione della lignina e degrada i tessuti legnosi di sostegno della base del fusto.

Nel 2010 furono commissionate indagini che approfondissero lo stato fitosanitario e la sua influenza sulla stabilità.

Le conclusioni delle indagini del 2010 furono l'abbattimento e la sostituzione dell'albero, per grave compromissione del colletto e rischio elevato di cedimento.

La tomografia eseguita a marzo 2010 diede il seguente esito: i 2/3 della sezione erano compromessi, con legno di reazione all'esternoma non lungo tutta la circonferenza, poche barriere di reazione formate dall'albero. In funzione dei risultati delle indagini venne previsto che lo stato difatto sarebbe peggiorato nel breve periodo.

La pianta non venne abbattuta. Successivamente furono eseguite diverse altre indagini, nel 2016 e 2019. In nessuna di queste occasioni la pianta venne abbattuta e sostituita. Un bel giorno della primavera 2020, esattamente il 24 maggio 2020 alle ore 5.00 della mattina, in concomitanza con un evento ventoso, la bellissima Farnia è caduta al suolo, per cedimento della base del fusto dovuto alla malattia dei tessuti legnosi presente da almeno 10 anni (Ganoderma applanatum). Tutta la parte basale del fusto intrisa di micelio, la consistenza spugnosa dei tessuti legnosi, i carpofori ancora presenti non lasciavano dubbi sull'origine del cedimento. Il caso ha fatto sì che la pianta cadesse alle 5 di mattina anziché in orario con maggior affluenza di frequentatori. Il cedimento era quindi ampiamente prevedibile, la pianta doveva essere sostituita prima della sua caduta. Le decisioni per le piante arboree dovrebbero essere di carattere prettamente tecnico, riguardanti la pericolosità ed il rischio, le malattie, la sostituzione degli alberi, ecc come ad esempio già avviene nelle discipline mediche quando si tratta di prendere decisioni per gli umani.

Nella società moderna non è così, le decisioni in merito alle piante prevedono altre motivazioni assieme a quelle tecniche, ossia: fattori emotivi (ci dispiace abbattere una pianta di così grandi dimensioni), motivi di convenienza (aspettiamo ad abbattere la pianta che ne abbiamo già abbattute troppe), opportunità (l'abbattimento di piante è spesso un'operazione impopolare), assunzione di rischi eccessivi (ad esempio può essere considerato il prestigio o l'audacia professionale peri tecnici che mantengono piante completamente compromesse), economici (attesa di un finanziamento o della copertura economica per coprire le spese), caratteriali (abbracciavo la Farnia tutte le mattine...). È pur vero che assieme a motivazioni tecniche debbano essere prese in considerazione anche altre cause al fine di avere un quadro completo della situazione, ma la questione tecnica deve prevalere. La ragione inoltre dovrebbe prevalere sugli aspetti emotivi, questi pericolosi perché fuorvianti rispetto al reale stato delle piante, quest'ultimo neanche preso in considerazione nelle scelte dominate da questioni emotive. Il caso è quello di esseri viventi vegetali che in alcune condizioni, prevedibili, possono generare un rischio elevato per la popolazione.


Dr. Luciano Riva

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